Lat machine: cos’è e quali vantaggi offre | Esquire

2022-08-21 23:44:10 By : Mr. Stone Shi

I muscoli stimolati variano molto in base al tipo di presa scelto e a come viene eseguita la trazione.

Volendone dare una definizione molto tecnica, la lat machine è un attrezzo da palestra di tipo isotonico che mira a fornire stimoli allenanti a tutti i distretti muscolari della schiena e, in particolar modo, al latissimus dorsi che altro non è se non il gran dorsale. Consente, però, più tipi di esercizi diversi: a presa larga, ad esempio, allena la schiena in larghezza coinvolgendo appunto il gran dorsale; a presa stretta, invece, è utile per stimolare il grande rotondo, ovvero quel muscolo che parte dalla porzione laterale della scapola e si inserisce sull’omero. Da tutti gli esperti è dunque considerato uno strumento imprescindibile per ottenere un allenamento completo, tanto che difficilmente la propria scheda messa a punto da un personal trainer ne sarà priva. Vediamo quindi di conoscerla meglio.

Al netto delle minime differenze apportate da ciascun brand che riguardano più l’estetica che la meccanica del movimento offerto, la lat machine si configura come una struttura metallica provvista di sedile e di un cavo d’acciaio attaccato, a un’estremità, ai dischi di ghisa e, all’altra, a un’impugnatura posizionata in alto. Quest’ultima è vincolata al cavo mediante un moschettone e può essere sostituita scegliendo tra tre diverse tipologie: la più classica lat bar, che consente prese prone, supine, larghe e strette; la trazy bar, con cui si può effettuare solo una presa neutra e larga; e la pulley bar, che offre solo una presa neutra e stretta. In ogni caso, la trazione verso il basso e il sollevamento del peso prescelto è reso possibile da un sistema di carrucole che permette al filo d’acciaio di scorrere liberamente.

Come ogni attrezzo per il fitness, anche la lat machine offre indiscutibili vantaggi a chi se ne avvale. Grazie a un movimento di trazione guidato, ad esempio, facilita l’allenamento della parte posteriore del busto. Non solo: la possibilità di regolare il peso e di scegliere liberamente l’angolo di lavoro la rende - per il perseguimento di taluni obiettivi - assolutamente non replicabile a corpo libero in un allenamento calistenico. Infine, aiuta a colpire un numero di muscoli davvero impressionante: come abbiamo già detto, nella parte alta della schiena stimola il gran dorsale, il grande rotondo e il piccolo rotondo; allo stesso tempo, però, coinvolge il gran pettorale, gli adduttori delle scapole, il trapezio, il deltoide posteriore e i flessori di braccio e avambraccio come il bicipite.

Nonostante un movimento pressoché obbligato, la lat machine consente di eseguire una grande quantità di esercizi diversi tra cui scegliere in base ai propri personali obiettivi estetici, funzionali o performativi. È infatti possibile ottenere stimoli completamente opposti semplicemente modificando l’angolo di lavoro della spalla, essendo questa l’articolazione con il range di movimento più ampio di tutto il corpo. Tramite le trazioni laterali e frontali con flessione del braccio si coinvolgono sia il gomito sia le spalle; viceversa, nelle trazioni frontali senza flessione si va a stimolare solo le seconde. Ancora, semplicemente modificando il tipo di presa è possibile ottenere risultati sensibilmente diversi, coinvolgendo il gran dorsale in presa prona o neutra larga e il bicipite brachiale in presa supina. Ecco allora alcuni esempi.

La lat machine offre la possibilità di eseguire trazioni anteriori che richiedono lo sforzo delle porzioni inferiori e centrali del gran dorsale. Lo stesso movimento eseguito posteriormente dietro la nuca, però, permette di far lavorare anche il trapezio e gli adduttori delle scapole. Tuttavia, se ne consiglia l’esecuzione solo ai soggetti provvisti di grande mobilità articolare e non a chi ha difficoltà nell’extra-ruotare le spalle.

A seconda che si adotti una presa stretta oppure larga, cambiano di molto i muscoli reclutati per il movimento. Nel primo caso, infatti, il carico verrà sostenuto prevalentemente dalle braccia, scaricando il dorso; nel secondo, invece, i distretti più coinvolti saranno i romboidi e il trapezio, ovvero gli adduttori delle scapole. In caso di pulley bar (anche detto triangolo), invece, si ottiene un effetto più intenso sui bicipiti e sul grande rotondo.

La larghezza della presa non è l’unico fattore a incidere sull’esercizio: questo dipende anche da come il manubrio viene impugnato e quindi se in maniera prona o supina. La presa prona, infatti, permette di caricare più peso sulla schiena e sul brachioradiale; la presa supina, al contrario, sottopone a maggior sforzo le braccia, il gomito e il bicipite.